Ore cinque del mattino. La giornata comincia col suono della sveglia, con una ciabatta scagliata verso la gatta che gratta l’armadio e con un lungo abbraccio. La casa è immersa nel silenzio ed è bello che questi primi momenti siano caratterizzati da gesti di amore, gesti silenziosi ed intensi, (ciabattate a parte)
È ciò che ci porteremo dentro durante la giornata che trascorreremo distanti per via degli impegni lavorativi. È la vita che va così. I ragazzi ancora dormono. Pianifichiamo alcune cose e ci si prepara per uscire. Operazioni iniziate nella calma e compiute in largo anticipo.
Dovrebbe essere sempre così, penso: il modo migliore per affrontare gli impegni non è la frenesia che spesso degenera nel caos e nella dispersione di preziose energie, bensì la calma che porta ordine e unifica il cuore.
Al mattino le riflessioni sono come lampi di luce. Non durano molto ma permettono di vedere bene oltre la tenebra del sonno, dal quale generalmente stentiamo ad uscire.
La guardo e le dico che mi sembra diversa. Giochiamo. Ci stuzzichiamo. La sana gelosia è una bella componente del rapporto, che segna la vitalità, la passione, l’amore che non vuole essere banalizzato ne dato per scontato.
Quel sei mio e sei mia, lungi dall’essere espressione di possessione arbitraria, è piuttosto affermazione di vita data all’altro, nella fiducia che in quelle mani non avrà nulla da temere.
Consapevolezza di un rapporto esclusivo caratterizzato dall’unicità di gesti, parole, confidenze, affinità e complicità. Bello perché unico ed insostituibile.
Mi piace sottolineare che anche Dio viene definito geloso in più parti della Scrittura.
Per un credente questa dovrebbe essere una grande notizia, una buona novella.
La gelosia di Dio viene presentata in termini di ardore, desiderio, volontà di fare breccia nel cuore dell’amato.
Niente lo ferma anche se, come gli amanti più focosi, forse reagisce un tantino male di fronte al rifiuto o al tradimento.
La parola “gelosia” deriva dal greco “zelos”: lo zeloso o zelante è colui che pieno di zelo, che vive cioè un atteggiamento fervido nelle sue attività; ma indica anche un desiderio tormentato, che oscilla tra il dubbio e la paura di essere tradito. Sembra una belva in costante agitazione e mai doma.
Quando la si governa, però, essa si rivela come desiderio acceso, come fiamma, roveto ardente che non consuma, come volontà ferma di difendere ciò che di più caro si vive. Letta così la gelosia ha un altro suono. È passione amorosa verso l’altro che non si affievolisce e che non si estingue.
Nel bel mezzo delle prime intuizioni mi accorgo che manca ancora del tempo prima di dover uscire.
Fai le tue letture mi dice Vanessa. Che letture? Le rispondo un po frastornato. Il vangelo no? Poi mi fai la predica!
E inizia con le sue espressioni goliardiche intenta ad imitare le fans, come le definisce lei, che venivano ad ascoltare le mie prediche domenicali. Mi dispiace, allora ti serve un prete.
E così, in molte maniere, sorridiamo del nostro passato, come a volerci ricordare l’un l’altro che non era affatto scontato arrivare dove e come siamo ora.
Il vangelo che leggo mi da subito un’idea e sembra essere la logica prosecuzione di quando andavo pensando poco prima circa la gelosia.
Leggo il comando di amare i nemici, benedire e pregare per loro.
Di non rispondere mai al male ma offrire l’altra guancia; non pretendere nulla dagli altri ma dare senza riserve, gratuitamente, fare quello che vorremmo fosse fatto a noi e così via in una spirale di anomalie e follie che di solito ci sbrighiamo a cestinare.
Ho il ricordo di un prete che una volta terminata la lettura di questo vangelo, anni fa, dopo un momento di incerto silenzio disse: oggi niente predica, basta quello che avete ascoltato. E se volete, praticatelo! non posso aggiungervi altro. Niente predica.
Dopo questo ricordo luminoso capisco cosa fare: il di più e nient’altro che quello. Semplice.
Ecco la bellezza del vangelo e la sfida della nostra stessa vita: fai sempre di più e non ti accomodare.
Lo lego all’amore e penso alla necessità di dare ogni giorno e in ogni singola azione quel di più per rafforzare il rapporto e generare nuova linfa emotiva e passionale.
Quando dai di più? Quando c’è il desiderio ardente, quando l’interesse per qualcuno o qualcosa ha la priorità su tutto il resto, quando non senti la stanchezza nel miglio in più che devi percorrere.
Ecco come la “gelosia” di Dio si tramuta in vita donata, come a dire “conosco solo questo modo per convincerti del mio amore per te”.
Non l’abbondanza di parolone che spesso confondono, plagiano, mistificano le reali intenzioni. In questo caso infatti il di più viene dal maligno, si affretta ad affermare Gesù.
Non è questione di guadagnare clienti a forza di frasi ad effetto o di perfette e raffinate strategie di comunicazione.
L’amore non è un prodotto che si deve vendere e nemmeno la fede rientra in tale categoria.
Occorrono gesti che diano il sapore del di più e non dello stagnante accumulo affettivo.
Il di più che ha dato quel prete di Como fino al compimento della sua missione, sorte che lo accomuna a quella del Maestro ed a quella di altri folli che per se non hanno trattenuto nulla. https://www.ilgiorno.it/sondrio/cronaca/don-roberto-malgesini-ucciso-1.5512457
Il di più. Spesso non ci si accorge che può dipendere da questo la persistenza di certi legami o dal raggiungimento di determinati traguardi, anche lavorativi.
A volte preferiamo addossare la colpa agli altri, che vediamo come nemici o rivali, e ci crogioliamo nelle sconfitte, avendo una scusa pronta per ogni occasione.
Questo non fa altro che alimentare i fallimenti e le rotture, una dopo l’altra e in tutti i campi della vita umana.
Decidi per il di più e non sottrarti agli sforzi; è l’unico modo che ti garantisce una possibilità di farcela e di non aver rimpianti.
Chiudo gli occhi e respiro profondamente. E’ ora di uscire.
Mi accosto a lei e nel silenzio ci baciamo.
Oggi niente predica.