“Un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi“. Rimane la Scrittura in questo tempo di “ripartenza”, in ogni tempo, e sono lieto di trovarvi spine e parole urticanti.
Gesù ci va giù pesante, a volte sembra ingiusto, quasi scortese, pretenzioso oltre la logica, un po’ rompipalle, uno che scombina progetti e pare che gli piaccia portare gli uomini alla deriva, allo scontro, alla fine.
Se lo inizi a seguire ti spinge al limite e le circostanze della vita sembrano avere la stessa inclinazione del Nazareno: ti conducono dove tu non vuoi ed è proprio lì che trovi ciò che non ti aspettavi.
Le condizioni necessarie alla verità sono quelle in cui non ci sono appigli, non ci sono discorsi preparati, con i quali spesso veicoliamo quello che vogliamo, nascondendo o mistificando noi stessi e la realtà.
Quando non sei pronto e non hai il piano “b”, quando sei disarmato e devi solo fidarti di quelle braccia che ti conducono, ti cingono le vesti, quando vieni strattonato nell’oscurità del tuo percorso, quando non sei più certo di niente, nemmeno di te.
Qualunque cosa sia leggila come un occasione e non come un problema: in altre parole fidati!
Giorni questi in cui a parlare è la voglia di ricominciare, ripartire, riprendere quello che si faceva prima. Un po’ come fece Pietro quando, dopo la morte di Gesù, decise di tornare a pescare. Tornare quello di prima, sembra di leggere tra le righe, tornare ad una condizione precedente perché offre più sicurezza.
Ma gli eventi non voluti ci cambiano più di quanto pensiamo, perciò non è possibile tornare ad essere quelli di prima e far finta che niente sia accaduto. Pietro pensava che la sua avventura si fosse chiusa sul triplice rinnegamento, invece proprio lì si aprì un nuovo inizio.
Gli eventi vissuti, le parole ascoltate, i segni veduti lo avevano introdotto in una storia che doveva divenire nuova, non un’altra, non un ritorno a quella vecchia, ma una vita nuova, trasformata, cambiata.
Per il primo pontefice era necessario transitare nel luogo dove non sarebbe voluto andare, quello che sempre rifiutò per se stesso e per il suo Rabbì, meritandosi così i rimproveri di Gesù e l’appellativo di satana.
Le strade erano due: restare della propria idea, prendere la spada e colpire, oppure cambiare e lasciare il fianco esposto per essere anch’egli trafitto.
Dove tu non vuoi e dove non ti immagini trovi la risposta e il senso della vita che ti era sconosciuto.
Pensa a come cambiò la vita di Francesco di Assisi quando incontrò il lebbroso, un cambiamento che descrisse nel suo testamento così: allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. https://ofm.org/it/ordine/san-francesco/testamento/
Francesco era vinto dal ribrezzo per quei disgraziati, era intollerante ed incapace di vicinanza; eppure proprio li, dove lui non voleva, la sua vita cambiò definitivamente ed ogni cosa vissuta trovò senso.
Vorrei così evitare quel lessico dolciastro e di circostanza per parlare di cambiamenti che hanno spesso la durata di uno starnuto, o ascoltare promesse e buoni propositi tipici dei fanciulli che devono farsi perdonare qualcosa dai loro genitori.
Preferisco l’asprezza e l’amarezza con la quale si entra in contatto nella vita; preferisco ciò che non posso controllare e addomesticare a mio piacimento, preferisco tendere le braccia e percorrere la strada del cambiamento piuttosto che lamentarmi delle cose che vanno male.
Ma questa è una piccola intuizione, una briciola caduta dalla mensa del padrone, della quale mi accontento e condivido nella semplicità.
Per concludere faccio mie le parole di Cesare Pavese: “Mi sono accorto sovente che ciò che scoprirò valere e importare di più, comincia sempre col dispiacermi e ripugnarmi”.
Dove tu non vuoi, Io Sarò!